martedì 15 marzo 2011

NUCLEARE SENZA EROI

Nucleare senza eroi.

La lezione di Chernobyl avrebbe dovuto insegnare all’umanità una cosa fondamentale. Il nucleare, quello della fissione, quello che siamo oggi capaci di fare, ha bisogno di eroi per poterlo tenere sotto controllo.
Gli eroi di Chernobyl, quelli a cui si da la  medaglia alla memoria, sono stati, secondo il rapporto ONU almeno 4000. Alcuni morti dopo pochi giorni, altri dopo qualche mese o anno per pochi minuti di esposizione alle radiazioni.
Tutti si sono sacrificati quando ancora c’era la russia, quando c’era il lavoro e la pensione  miserevole ma sicura, l’appartamento  di due stanze e la trabant per tutti, ma anche  l’orgoglio di essere parte di una nazione dove, formalmente, la proprietà dei beni era del popolo e per il bene del popolo si rischiava la propria vita.

Anche in Giappone, a quanto sembra, c’è già stato qualche eroe, nonostante la centrale sia “gestita” da una società privata e sia pertanto chiamata, ad un tempo, a generare un servizio ma anche un profitto.
Ora, se le cose dovessero peggiorare, se servissero necessariamente dei volontari votati al suicidio per spegnere in qualche modo i reattori impazziti, pronti a vomitare radionuclidi sui 13 milioni che abitano tokyo, siamo sicuri che sapranno farlo in nome del profitto.
In Giappone forse si! Del resto sono, appunto, giapponesi.  Gente che non si scompone per terremoti che in Italia non lascerebbero pietra su pietra di tutto il paese.

Ma nell’occidente? E in Italia dove si vogliono far costruire e gestire 6 centrali di “nuova generazione” ad aziende private? Dovesse succedere qualche cosa, in ragione di natura,  di errore umano o del caso, quali eroi saprebbe il paese trovare per  il bene della collettività.
In nome di quale bandiera, di quale senso del supremo dovere o di quali mitiche  ed esemplari  istituzioni ?

domenica 13 marzo 2011

Dalla Tor Vs Provolino

Chi si ricorda di Provolino, il pupazzo che Raffaele Pisu nella prima metà delgi anni 70 portava in Rai. Archeologia, direte. Invece no, lo testimonia l'articolo che oggi è apparso sul Corriere come commento, per così dire istituzionale, alla manifestazione organizzata ieri dai comitati a Dolo.
Parla Dalla Tor, vicepresidente Pdl della Provincia di Venezia. In realtà è il ventriloquo Chisso a commentare l'iniziativa e a definire le grandi opere, in particolare le strade, come una necessità per il territorio, a partire dalla camionabile che sgraverebbe la riviera dal suo traffico.
Non può essere che Chisso a difendere il casello di Albarea e a dichiarare l'impossibilità di realizzare quello di Dolo perchè con ben due bretelle (una realizzata e una progettata e più volte annunciata) e un faraonico quanto deserto sottopasso "avrebbe un impatto troppo pesante".
E non può essere che Chisso a dire che con il progetto di Veneto City da mesi sul tavolo della provincia, le cubature sono ridimensionate. Non può essere che Chisso! Perchè non si può credere che l'Assessore all'Urbanistica della Provncia di Venezia, Mario Dalla Tor, non abbia ancora visto il progetto di Veneto City o non lo abbia compreso o, peggio, la voglia dare ad intendere raccontando cose diverse dalla realtà..

venerdì 11 marzo 2011

le cose che contano

Ieri, 10 novembre, i giornali hanno dato la notizia che 400 persone hanno presentato una class-action contro il passante per i danni patiti e non riconosciuti.
Una causa collettiva contro un'opera che ha tragicamente modificato la vita di chi non ha avuto la fortuna di trovarsi entro i 70 metri dal percorso della strada maledetta e che ora si vede costretto a  patire, in nome dell'interesse collettivo, i danni diretti e indiretti al proprio patrimonio e alla propria salute.
La class-action affidata allo studio Brunello-Piergiovanni che si appoggia ad una associazione di 200 avvocati specializzata in azioni legali collettive, è stata presa a modello dall'Adico (associazione a difesa dei consumatori) per tutelare 150 residenti interessati dalla realizzazione del bypass di Campalto, strada voluta dal comune di Venezia per spostare il traffico pesante da via Orlanda.
Sono queste le azioni che contano e che possono impedire, modificare o ricondurre a ragione  le grandi opere troppo frettolosamente pensate e previste senza tener conto della vita di chi le dovrà subire.
Cause civili, avvocati, indennizzi,  la forza degli interessi vivi di chi vede la propria vita compromessa è ciò che conta.
Certo, poi anche le bandiere e i principi servono. Ma non impegnano e non costruiscono e, spesso, impediscono il dialogo fra chi ha vero interesse nella lotta.

mercoledì 9 marzo 2011

il Macellaio di Favaro

IL MACELLAIO DI FAVARO

Nella Jesolo del fedele Calzavara, l’altro giorno, il macellaio del territorio veneto circondato dalla sua clack di politologi, ha divulgato il verbo della regione.

L’alta velocità, dopo aver toccato l’aereoporto Marco Polo, passerà per le spiagge perché, ed è davvero straordinario sentirlo,  bisogna ridurre il traffico su gomma e perché anche Nizza ha l’alta velocità.

Grazie anche al politologo Feltrin che sulla Tav ha voluto dire qualche cosa di straordinario del tipo “se si vuole la modernità si vuole la Tav”, a conferma delle eccelse vette gnoseologiche raggiunte da  taluni pensatori al soldo della politica, il macellaio di Favaro dimostra ancora una volta di essere il vero padrone della regione, relegando il principino Zaia al ruolo che gli compete, di rassicurante imbonitore della Lega.

Le cose importanti, le dice e, soprattutto, le decide lui. Il progetto della Tav che Lui, sin dall’inizio ha voluto far passare vicino alle spiagge, così come le ferrovie lo hanno presentato, non piace perché non prevede fermate ad alimentare il turismo balneare.
Già, perché, secondo la clack del macellaio, il sindaco di Jesolo Calzavara, con una fermata presso le spiaggie, magari a stretti di Eraclea o a Passerella di S. Donà di Piave, il turista che vorrà in futuro venire a Jesolo (che non ha esattamente il lungomare di Nizza e nemmeno ci somiglia) potrà atterrare al Marco Polo di Venezia, prendere l’alta velocità per arrivare a Passerella o a Stretti e poi, da là, un comodo mezzo pubblico per arrivare finalmente in albergo.

Ma se non c’è fermata, allora no! Nemmeno a Lui piaceva e c’era tempo per cambiarlo. Una posizione che ha rincuorato i sindaci del territorio, da Venezia a S.Donà,  (Calzavara escluso) a guidare un omogenea protesta contro il tracciato progettato e a sostenere la sua modifica e riproposizione lungo l’autostrada.

Sarà che poi non si sono fidati delle rassicuranti affermazioni del macellaio ad hanno tutti, per tempo, presentato le osservazioni al progetto entro la scadenza prefissata, sarà che gli interessi che sostengono la costruzione di un tunnel sotto la laguna e 10 Km in più di tracciato sono tanti, sarà quel che sarà Lui si è molto arrabbiato.

E allora sì! Anche  se a sindaci, cittadini e territorio non piace, il tracciato largo va benissimo. Anzi, sembra addirittura che lo si allargherà ancora di più, facendolo passare ancor più vicino a Jesolo e poi, visto che ci siamo, anche a Carole e Bilione.

Una retromarcia che la dice lunga sulla immodificabilità del tracciato presentato dalle ferrovie i cui elevatissimi costi pagheranno due volte i cittadini veneti al macellaio di Favaro; una volta con le tasse e un’altra con la distruzione e il deprezzamento del territorio.