Nucleare senza eroi.
La lezione di Chernobyl avrebbe dovuto insegnare all’umanità una cosa fondamentale. Il nucleare, quello della fissione, quello che siamo oggi capaci di fare, ha bisogno di eroi per poterlo tenere sotto controllo.
Gli eroi di Chernobyl, quelli a cui si da la medaglia alla memoria, sono stati, secondo il rapporto ONU almeno 4000. Alcuni morti dopo pochi giorni, altri dopo qualche mese o anno per pochi minuti di esposizione alle radiazioni.
Tutti si sono sacrificati quando ancora c’era la russia, quando c’era il lavoro e la pensione miserevole ma sicura, l’appartamento di due stanze e la trabant per tutti, ma anche l’orgoglio di essere parte di una nazione dove, formalmente, la proprietà dei beni era del popolo e per il bene del popolo si rischiava la propria vita.
Anche in Giappone, a quanto sembra, c’è già stato qualche eroe, nonostante la centrale sia “gestita” da una società privata e sia pertanto chiamata, ad un tempo, a generare un servizio ma anche un profitto.
Ora, se le cose dovessero peggiorare, se servissero necessariamente dei volontari votati al suicidio per spegnere in qualche modo i reattori impazziti, pronti a vomitare radionuclidi sui 13 milioni che abitano tokyo, siamo sicuri che sapranno farlo in nome del profitto.
In Giappone forse si! Del resto sono, appunto, giapponesi. Gente che non si scompone per terremoti che in Italia non lascerebbero pietra su pietra di tutto il paese.
Ma nell’occidente? E in Italia dove si vogliono far costruire e gestire 6 centrali di “nuova generazione” ad aziende private? Dovesse succedere qualche cosa, in ragione di natura, di errore umano o del caso, quali eroi saprebbe il paese trovare per il bene della collettività.
In nome di quale bandiera, di quale senso del supremo dovere o di quali mitiche ed esemplari istituzioni ?
Nessun commento:
Posta un commento